Abusi legge 104: la norma sull’assistenza di anziani e disabili è sfruttata in modo improprio per non lavorare. Senza una svolta rischia di devastare i conti pubblici.

La categoria

18/04/2018

Un esercito di lavoratori dipendenti (concentrati principalmente nel pubblico impiego), almeno a giudicare dalla miriade di episodi e denunce di abusi e di vere truffe, che utilizzano senza averne diritto una norma giusta per assentarsi illecitamente dal lavoro. Un fenomeno di malcostume che, come emerge anche dalla cronaca di queste ore, è difficile da estirpare nonostante la stretta che, soprattutto nel pubblico impiego e nella scuola, Inps e ministeri hanno varato nel corso del 2017. E così se il costo complessivo di permessi e congedi costa alle casse pubbliche oltre 3,3 miliardi di euro, si stima che abusi e illeciti costino almeno 700-800 milioni di euro l’anno.

Il campionario delle truffe e dei trucchi dei ‘furbetti della 104’ è un caleidoscopio dell’italica tendenza al raggiro. C’è l’impiegato comunale scoperto a giocare a calcetto con il fratello "paralitico" che, invece, doveva accompagnare a una visita. E c’è l’agente forestale fuori servizio per curare un "parente gravemente invalido", ma che in realtà si dedicava al cinema porno a Miami. Fino a chi, in permesso per assistere la mamma malata, trascorre un bel weekend nelle capitali europee e, come si legge nei verbali della Guardia di Finanza, posta addirittura le foto della vacanza su Facebook. Per non parlare di chi si "occupa" della zia invalida partecipando alla maratona del paese. Insomma, dalla Sicilia alla Campania, alla Calabria, ma anche all’Umbria e al Lazio, con minore frequenza al Nord, negli ultimi anni, con il crescere del ricorso a questo tipo di permessi sono aumentati in maniera esponenziale anche i casi di abusi.

Il diritto al quale facciamo riferimento è quello che prevede permessi retribuiti per i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, per poter prestare assistenza a familiari con handicap in situazione di gravità: in sostanza, viene contemplata la possibilità "di fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa". Ebbene, quello che, però, emerge dai dati è innanzitutto una significativa divaricazione tra impiego pubblico e lavoro privato. I beneficiari dei permessi e congedi retribuiti nel settore privato nel 2015 erano meno di 450mila con un costo per l’Inps di 1,3 miliardi. Nel 2016, il totale ha superato i 460mila, per una spesa sopra 1,5 miliardi.

Nell'ambito pubblico – secondo il Rapporto della Ragioneria generale dello Stato del 2017 – si può stimare che gli stetti permessi siano fruiti da circa 440mila soggetti e quindi molto più diffusi in termini relativi. "Stimiamo – si aggiunge – che il numero medio pro-capite annuo di giorni di permesso fruiti nel settore pubblico sia quattro volte superiore a quello fruito nel settore privato: fino a 6 giorni nel pubblico contro 1,5 nel privato".

Claudia Marin

indietro

torna all'inizio del contenuto